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Tu sei qui: CronacaCellulari ed armi rudimentali in carcere a Salerno: si indaga
Scritto da (admin), domenica 28 giugno 2020 06:26:25
Ultimo aggiornamento domenica 28 giugno 2020 06:36:37
Maxi-sequestro nel carcere di Salerno, dove a seguito di una perquisizione straordinaria la Polizia Penitenziaria ha trovato 23 micro telefoni cellulari, 12 smartphone e coltelli rudimentali. Il blitz degli agenti penitenziari coglie nel segno dei sospetti della vigilia: 23 micro telefoni cellulari e 12 smartphone, stipati dietro o sotto mattonelle e poi coltelli rudimentali nascosti nei posti più impensabili. E’ il bottino di una notte passata nelle celle e negli spazi comuni del carcere di Salerno a ricercare quanto gli stessi detenuti hanno provato ad occultare anche durante le operazioni. Diversi «sono stati i tentativi di eludere i controlli del personale addetto alla vigilanza per non essere perquisiti e quindi scoperti» – spiega Vincenzo Palmieri, segretario Regionale dell’OSAPP Campania. Ma tutto è stato «rinvenuto e sequestrato». L’idea è venuta al Provveditorato di Napoli, insieme alla direzione e al comando del carcere di Salerno-Fuorni. Sul campo, la Polizia Penitenziaria coordinata dal Dirigente Aggiunto Pasquale Colucci e dal Commissario Capo Andrea D’Apolito. I telefonini, tutti funzionanti, erano nascosti all’interno dei materassi, nelle intercapedini degli armadietti, nei cesti della spazzatura e persino nelle parti intime. I reparti più sensibili erano quelli destinati ai detenuti reclusi per reati comuni e quelli della media sicurezza. Qui i detenuti avevano escogitato un particolare espediente per celare i telefonini che sono stati ritrovati anche sotto le mattonelle divelte e poi riattaccate con un collante fatto di farina e detersivo. Ma ciò che preoccupa sono i 50 oggetti rudimentali atti ad offendere, che fanno ipotizzare a possibili intenzioni bellicose. Giuseppe Moretti e Ciro Auricchio, presidente e segretario regionale del sindacato degli agenti penitenziari propongono una «modifica legislativa che contempli l’introduzione o il possesso di cellulari in carcere come fattispecie specifica di reato, che ad oggi non esiste».
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