L'arcivescovo Andrea Bellandi recita la stessa invocazione del Papa

Commozione e preghiere in piazza Sant’Agostino

C'era il sindaco Vincenzo Napoli in rappresentanza dell'intera cittadinanza, e padre Ivan con alcuni fedeli ortodossi
Francesca Salemme

«Noi abbiamo smarrito la via della pace. Abbiamo dimenticato la lezione delle tragedie del secolo scorso, il sacrificio di milioni di caduti nelle guerre mondiali. Stiamo tradendo i sogni di pace dei popoli e le speranze dei giovani».

L'arcivescovo Andrea Bellandi recita, innanzi all'Icona della Madonna di Costantinopoli, in una piazza Sant'Agostino gremita di gente, la stessa preghiera che, due ore prima, nella Basilica di San Pietro, Papa Francesco ha elevato dinanzi alla statua della Madonna di Fatima: «Liberaci dalla guerra, preserva il mondo dalla minaccia nucleare. Regina del Rosario, ridesta in noi il bisogno di pregare e di amare. Regina della famiglia umana, mostra ai popoli la via della fraternità. Regina della pace, ottieni al mondo la pace».

Nei giorni scorsi il Santo Padre aveva chiesto ai vescovi di tutte le diocesi del mondo di unire la loro alla sua voce. In ogni diocesi e in ogni chiesa si prega perché contro le armi degli uomini si aprano gli arsenali di Dio: la preghiera e il digiuno.

In prima fila, a Sant'Agostino, c'è il sindaco Vincenzo Napoli in rappresentanza dell'intera cittadinanza. e padre Ivan con alcuni fedeli ortodossi.

La prima parte dell'Ave Maria è recitata in ucraino, la seconda in italiano. I due idiomi si fondono in una preghiera unica e anche la lingua diventa strumento per esprimere fraternità e unità. E l'altro simbolo le candele che illuminano il buio della sera come segno di speranza.

Al termine del rito, monsignor Bellandi ha parlato ai presenti: «Il solenne Atto di consacrazione dell'umanità e, in modo particolare, della Russia e dell'Ucraina che abbiamo appena compiuto vuol essere, come ha scritto Papa Francesco, un gesto della Chiesa universale, che in questo drammatico momento porta a Dio, attraverso la madre sua e madre nostra, il grido di dolore di quanti implorano la fine della violenza e affida l'umanità alla Regina della pace».

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