Due anni fa le scioccanti immagini di Bergamo sono diventate il simbolo della tragedia scatenata dal virus in Italia

Covid, due anni fa le immagini simbolo della “nostra” pandemia

In questa data, il 18 marzo, si celebrano le vittime del Covid, mentre due anni dopo quella data ci ritroviamo di fronte ad un altro dramma
Francesca De Simone

Due anni fa la tragedia del Covid entrava nel vivo: il numero dei morti iniziava a salire vertiginosamente, il coronavirus attaccava le nostre vite, le stravolgeva.

Era il 18 marzo del 2020 quando cominciarono a circolare le immagini diventate simbolo della pandemia in Italia, la colonna di mezzi dell'esercito che la sera del 17 trasferiva le bare dei cittadini di Bergamo fuori regione, perché in Lombardia non c'era più posto nei crematori. Settanta veicoli militari in fila. Il primo di 45 viaggi, con quelle ottanta bare che sarebbero diventate tremila.

Ancora oggi è difficile guardare quelle immagini senza sentire lo stomaco che si chiude e gli occhi che bruciano, perché quelle immagini cristallizzano la nostra sofferenza. L'inizio della fine è tutto racchiuso in quelle sequenze. Bergamo è stata la prima città a cadere sotto i colpi del fuoco del virus. Due anni dopo restano le macerie. La ripresa è faticosa: ovunque si cerca di mettere ancora assieme i cocci.

Il Covid ha portato morte e divisioni. Da questo dramma dovevamo uscirne migliori. Ne siamo usciti, forse, solo esausti, sfiniti, stremati. Ed è così che ci ritroviamo a vivere un'altra tragedia. Dai veicoli militari di Bergamo, ai mezzi russi che invadono e attaccano l'Ucraina. Da una guerra all'altra: la pioggia di bombe, la fuga di chi è costretto a scappare a causa di un conflitto assurdo. Vaccini e green pass lasciano il posto ad altre armi, quelle che nessuno dovrebbe mai usare.

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