Droga e cellulari nel carcere a Fuorni. Stangata per i capi: 30 condanne

Anna Sarno

Sono 30 gli imputati, tra i quali anche una guardia penitenziaria, accusata di aver fatto da tramite con l'esterno per far entrare in carcere droga e telefoni cellulari, condannata a 3 anni e 4 mesi di reclusione. Due i gruppi criminali che gestivano lo spaccio di droga e che introducevano illegalmente cellulari in carcere: uno faceva riferimento capo Luigi Albergatore, condannato ad una pena di 15 anni e 6 mesi; l'altro al nocerino Michele Cuomo condannato a 17 anni e 8 mesi. Le sentenze del processo "Prison break" confermano le ricostruzioni fatte dalla Procura Antimafia sul sistema criminale con base nel carcere di Fuorni e nei territori di Salerno e Nocera Inferiore. Oltre 190 gli anni di carcere ottenuti dall'Antimafia e decisi dal gup, con rito abbreviato ieri mattina, per i componenti di due gruppi .Michele Cuomo, vertice dell'organizzazione, aveva costituito in collaborazione con i suoi sodali, anche all'interno della Casa Circondariale di Salerno, una piazza di spaccio introducendo all'interno droga e telefoni cellulari funzionali all'espletamento di questa attività.Il modus operandi del traffico di stupefacenti era articolato con vere e proprie "piazze di spaccio" all'interno della struttura carceraria, con addetti alla detenzione della droga all'interno di intercapedini e armadietti nelle celle, altri addetti all'introduzione all'interno del carcere tramite parenti o affini che venivano per le visite periodiche e nascondevano i cellulari e la droga nelle parti intime ed infine una struttura articolata esterna di pagamenti tramite Postepay che venivano ricaricate dall'esterno e servivano per pagare l'acquisto di stupefacente nel carcere. L'acquisto dei cellulari aveva raggiunto le dimensioni di un vero e proprio mercato, infatti bastava ordinare la marca ed il modello per riceverlo dai visitatori e pagarlo attraverso bonifici alle Postepay dedicate. L'utilizzo dei cellulari avveniva attraverso sim intestate a soggetti irreperibili e quasi sempre extracomunitari ed erano usati sia per conversazioni personali con parenti all'esterno del carcere che con i fiancheggiatori utilizzati per le ricariche Postepay e per impartire direttive e ordini agli affiliati al clan.

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