L’obiettivo era quello di ricreare una nuova leadership criminale nella zona orientale

Estorsioni, “stese” e paura: così agiva il gruppo di Stellato

L’inchiesta della DDA, sfociata con i numerosi arresti di ieri, ha fatto luce sul gruppo messo su da Stellato
Francesca De Simone

Voleva rimettere in piedi un gruppo criminale per dominare e controllare lo spaccio a Pastena, e per farlo non esitava anche a lasciarsi andare a gesti plateali, come quelli immortalati dagli occhi delle telecamere in strada, quando passeggiava a torso nudo con tanto di kalashnikov in mano: le foto di Giuseppe Stellato furono diffuse dai Carabinieri del Comando Provinciale lo scorso anno, quando finì di nuovo in carcere, per gli episodi di due anni fa. Lui e il figlio Domenico erano stati ritenuti responsabili della "gambizzazione" del pusher "Scriscietto". Gli inquirenti sottolinearono già in quell'occasione come "Papacchione" si sentisse ormai così intoccabile nel suo territorio da arrivare a sparare in pieno giorno e in un locale pubblico senza nemmeno coprirsi il viso, a differenza di quanto fatto dal figlio che indossava un casco integrale.

La complessa e articolata attività di indagine attorno alla sua figura ha consentito di arrivare ai numerosi arresti eseguiti ieri su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. Diversi i reati contestati, a vario titolo, ai componenti del gruppo: in trentotto sono finiti nei guai. L'intento era quello di controllare la zona orientale ricreando una nuova leadership criminale. Vari i filoni di indagine confluiti nell'inchiesta. Tra questi, a suscitare scalpore la vicenda della truffa ai genitori di un tifoso della Salernitana morto in un incidente stradale messa in piedi da un avvocato ed un ultras. Avrebbero approfittato della famiglia del giovane, nel momento del dolore, per appropriarsi, tramite fatture false, di una cospicua somma di denaro, 160mila euro, proveniente dalla liquidazione dell'assicurazione.

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