contro il rientro il 10 gennaio, il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca (è passato alle vie di fatto

Muro contro muro sulla scuola

I presidi lombardi: da lunedì "sarà come andare alle Termopili: non si è passati alla dad per scelta, ci arriveremo per necessità"
Francesca Salemme

Muro contro muro. Lo scontro, tra il governo e De Luca, non è stato mai così duro. Da un lato l'esecutivo che anche oggi, per bocca dei ministri Speranza e Bianchi, ribadisce il “tutti in classe” dopodomani, il 10 gennaio; dall'altra amministrazioni locali (regioni in primis), ordine dei medici, sindacati e presidi che chiedevano e chiedono di posticipare di almeno 15 giorni il ritorno tra i banchi. E in questa situazione di stallo, stile duello western, il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca (gli altri governatori, pur d'accordo con lui, hanno preferito non assumere decisioni) è passato alle vie di fatto annunciando la non riapertura per medie, elementari e scuole dell'infanzia perché, ha dichiarato in diretta, “non ci sono le condizioni minime di sicurezza”.

La “fuga in avanti” di De Luca, nasce quindi "zoppa" perché il governo, proprio per bocca del titolare dell'Istruzione ha annunciato l'intenzione di volerla impugnare (per farlo, però, sarà necessario un passaggio in Consiglio dei ministri al momento fissato per il 13 gennaio). Nel decreto legge approvato il 24 dicembre è stata, infatti, prorogata la norma che limita “esclusivamente” alla zona rossa la possibilità agli enti locali di “derogare alle disposizioni” dell'esecutivo in tema di focolai ed elevata diffusione del virus. “Essendo la Campania ancora in zona bianca non ci sarebbero i presupposti giuridici per una eventuale ordinanza sulla riapertura delle scuole”, conferma oggi dalle pagine del Corriere della sera il ministro Bianchi.

Sul campo resta un quadro epidemiologico in forte e rapidissimo peggioramento che causa difficoltà di tracciamento e di screening. Il governatore del Veneto, Zaia parlando di scuola ha utilizzato il termine “caos” mentre il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci ha scritto al presidente Draghi per “rappresentare la gravità della situazione delle ultime ore”. Una anticipazione di quanto potrebbe accadere da lunedì arriva dalla Lombardia dove i presidi della regione hanno diffuso una nota in cui scrivono che da lunedì “sarà come andare alle Termopili: non si è passati alla dad per scelta, ci arriveremo per necessità”.

Con le nuove regole fissate dal DL approvato il 5 gennaio, infatti, secondo una proiezione fatta da Tuttoscuola, tra dieci giorni circa 200 mila classi (più di una su due sulle 296 mila statali), rischiano di dover interrompere la didattica in presenza.

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