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Tu sei qui: CronacaTruffa ai danni di una banca: nove ai domiciliari, anche un direttore
Scritto da Andrea Siano (Andrea Siano), martedì 3 novembre 2020 10:04:06
Ultimo aggiornamento martedì 3 novembre 2020 13:37:28
La Guardia di Finanza scopre un'associazione a delinquere artefice di una truffa ai danni di un istituto di credito. Tra i nove responsabili, ora agli arresti domiciliari, anche un direttore di filiale. Più di 90 gli indagati per truffa, riciclaggio, autoriciclaggio e mediazione creditizia abusiva.
Nove persone ai domiciliari, novanta sotto indagine per una truffa ai danni di una banca. I provvedimenti sono scattati su disposizione del gip del Tribunale di Salerno, che ha condiviso le indagini dirette dal Procuratore capo Giuseppe Borrelli ed eseguite sul campo dai finanzieri del nucleo economico e finanziario. Le ipotesi di reato vanno dalla truffa al falso, al riciclaggio ed all'autoriciclaggio. Per gli inquirenti esisteva una vera e propria associazione a delinquere, il cui unico scopo era quello di truffare l'istituto di credito, attraverso l'erogazione di finanziamenti che, una volta elargiti, venivano restituiti soltanto in minima parte.
La base dell'organizzazione era la filiale di Bellizzi di una nota banca di rilievo nazionale. Agli arresti domiciliari sono finiti un direttore di banca di 46 anni, due funzionari dello stesso istituto di credito insieme agli altri sei componenti del gruppo. Il sistema escogitato sfruttava, dall'interno, le maglie larghe delle istruttorie per il credito al consumo, per ottenere un prestito nell'arco di 24 ore, ovvero i finanziamenti detti "easy", per i quali il direttore della filiale ed i due funzionari predisponevano i documenti necessari ad autorizzare l'accredito delle somme, con tanto di buste paga, dichiarazioni dei redditi false e rapporti di lavoro fittizi.
Gli altri, invece, avevano il compito di reclutare i falsi clienti, persone disposte a presentarsi allo sportello per aprire il conto corrente e richiedere il prestito, che venivano seguite passo passo nell'iter istruttorio e alle quali erano forniti i documenti necessari per accedere ai finanziamenti. Complici chiamati a prestarsi al raggiro ai danni della banca, dietro la promessa di qualche migliaio di euro. Si tratta di persone prive di reddito, talvolta senza fissa dimora, anche con precedenti penali, che mai avrebbero avuto il riconoscimento del credito se la loro pratica non fosse stata istruita con documentazione del tutto falsa. Per non far partire subito i controlli interni, venivano adottati alcuni semplici accorgimenti, come quello di lasciare sul conto, almeno all'inizio, una giacenza minima, con cui pagare regolarmente le prime rate del rimborso. Dopo alcuni mesi, però, è arrivata una segnalazione di anomalie dalla Direzione Centrale dell'istituto. Il responsabile della filiale si è trovato costretto quindi, suo malgrado, a denunciare alla locale Stazione dell'Arma la probabile truffa, di cui egli stesso era, in realtà, uno dei principali artefici. Nel corso delle successive indagini, i militari delle Fiamme Gialle hanno così ricostruito che, a fronte di una novantina di finanziamenti concessi, per un'erogazione complessiva di oltre 800.000 euro, alla banca sono state rimborsate rate per meno di 80.000 euro.
Uno dei nove arrestati era legale rappresentante di una società di comodo e deve rispondere di riciclaggio, avendo simulato la vendita di un'autovettura per giustificare il trasferimento dei fondi concessi dalla banca, così da farne perdere le tracce. Considerato che agli "pseudo clienti" veniva lasciata la metà delle somme, l'organizzazione ha potuto incassare, nel brevissimo arco temporale di tre mesi, profitti nell'ordine di 350.000 euro. I finanzieri hanno proceduto al sequestro preventivo, finalizzato alla confisca per equivalente, di liquidità per circa 73.000 euro, nella disponibilità di tre degli indagati, nei cui confronti sono formulate anche le accuse di riciclaggio ed autoriciclaggio.
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