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Tu sei qui: PoliticaSindacati chiedono gli Stati generali al presidente della Regione Campania
Scritto da Andrea Siano (Andrea Siano), sabato 3 ottobre 2020 11:32:53
Ultimo aggiornamento sabato 3 ottobre 2020 11:45:11
L'emergenza Covid ha cambiato, in parte, anche la scala delle priorità su cui i sindacati chiamano la Regione Campania a dare risposte certe. E se le parti sociali hanno apprezzato la formazione di una giunta in tempi brevi, il che consente al Presidente De Luca di essere già operativo, perplessità restano sulla scelta di non assegnare le deleghe ai trasporti e alla sanità.
È anche per questo che la CgilCampania sé fatta avanti, la convocazione degli Stati Generali per confrontarsi sulle proposte che possano trainare fuori dalla crisi sanitaria, economica ed occupazionale.
«La Campania - ricorda il segretario generale della Cgil Campania Nicola Ricci - paga lo scotto di essere passata agli ultimi posti negli indici di competitività infrastrutturale, fermandosi al 73 per cento, rispetto a Regioni del Nord come la Lombardia e l'Emilia-Romagna (i cui indici di competitività sono rispettivamente al 124 e 122 per cento) ponendola al 134° posto tra le Regioni in Europa. Dall'inizio del 2020 sono state autorizzate 15 milioni di ore di cassa integrazione ordinaria e 1,5 milioni di ore di cassa integrazione straordinaria, mentre sono 65mila le richieste di cassa integrazione in deroga e 30mila quelle presentate dagli artigiani».
La Cgil denuncia anche il divario digitale che pone la Campania al 16esimo posto su 21 Regioni, mettendosi alle spalle solo Puglia, Sicilia e Calabria. Divari che si registrano anche in sanità, con la spesa pro-capite ferma a 28 euro contro gli 89 dell'Emilia-Romagna e gli 81 della Toscana.
«Gli Stati Generali - sostiene Ricci - possono diventare un luogo decisionale su quale sarà la legge di bilancio regionale, la programmazione dei fondi 2021/2027 e su quale sarà il ruolo che la Campania potrà nel quadro finanziario pluriennale per le Politiche di Coesione che, secondo le stime della Commissione europea, subirebbe una riduzione del 6 per cento. Per noi serve portare la crescita occupazionale al 10 per cento entro la fine del 2020; poi un piano straordinario sul versante industriale, un piano regionale sui trasporti, una sanità più diffusa e più vicina ai territori, grandi investimenti sul digitale, ricerca, formazione e istruzione».
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