La Coldiretti offrirà tutte le attrezzature

Nella casa di reclusione di Eboli il reinserimento diventa green

Detenuti al lavoro nell’Orto Condiviso grazie ad una intesa tra Penitenziario, Coldiretti Salerno e associazione Gramigna
Simona Cataldo

Piantare un seme per piantare nuove vite. Si colora di green il progetto di reinserimento sociale avviato nella Casa di Reclusione di Eboli e nato dalla collaborazione tra il penitenziario, la Coldiretti Salerno e l'associazione di volontariato Gramigna.

I detenuti, guidati dagli esperti di Coldiretti Salerno che metteranno a disposizione anche semi, piantine e tutte le attrezzature necessarie, cureranno lo spazio incolto all'interno della cinta muraria del Castello Colonna, un impegno stabile e quotidiano fondamentale per valorizzarne le competenze e le energie in vista del successivo reinserimento nel tessuto sociale, oltre che per diminuire l'impatto sociale ed emotivo della restrizione della libertà. L'agricoltura sociale è uno strumento che offre opportunità di riabilitazione ed integrazione. Il progetto prevede incontri settimanali durante i quali saranno fornite ai detenuti le nozioni sulle varietà da coltivare e mostrate, concretamente, le attività così da poterle svolgere poi in autonomia.

«Abbiamo accolto con entusiasmo questo progetto spiega il presidente di Coldiretti Salerno Vito Busillo – per dare ai detenuti un'opportunità per il cambiamento, recuperando il senso collettivo di appartenenza a una comunità, elevando il lavoro in carcere a qualcosa di non semplicemente punitivo e affermando il ruolo sociale dell'agricoltura». In occasione dell'avvio del progetto “Orto condiviso”, Coldiretti Salerno ha anche donato alla struttura penitenziaria di Eboli pacchi solidali con prodotti a Km0.

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