Rissa sfiorata all'Augusteo, caos e disagi anche all'hub di Sant'Eustachio

Assalto ai centri vaccinali: tensioni e proteste

i cittadini contro una situazione paradossale: vietati gli assembramenti ovunque ma non qui
Francesca Salemme

A Sant'Eustachio è dovuta intervenire la polizia. Dopo aver chiuso il 23,24,25 e 26 dicembre e con soli tre giorni aperti questa settimana (27,28 e 29 e solo per tre ore al giorno, dalle 15 alle 18) il centro vaccinale è stato preso d'assalto.

Stesse scene anche al Teatro Augusteo (che lavorerà anche il 30) dove la riapertura apertura era prevista alle 15 (fino alle 19), ma già alle 14 un paio di centinaia di persone era assembrata davanti all'ingresso, lato lungomare, come neanche ad un concerto rock.

Identico scenario anche a Pellezzano e al centro sociale, dove oggi erano previsti i vaccini solo per i membri delle FF.AA.

Non ci voleva un veggente per capire che lo stop di quattro giorni della somministrazione dei vaccini e le notizie sempre meno rassicuranti circa il diffondersi del Covid rendessero la situazione esplosiva.

E ingestibile.

E paradossale: da un lato si sconsigliano gli assembramenti, si chiede di limitare i contatti, si cancellano eventi di piazza, concerti e veglioni, si chiudono i locali dove non si può garantire il distanziamento (leggasi discoteche e locali da ballo); dall'altro si costringono i cittadini diligenti e preoccupati ad accalcarsi senza alcun ordine, criterio e logica a fare la fila per una dose (prima, seconda o terza poco cambia).

In mattinata, autonomamente, in molti avevano lasciato il proprio nome su un foglio, ma l'enorme afflusso di persone ha fatto saltare anche quel minimo di organizzazione. E anche la pazienza di molti.

Davanti all'Augusteo si è sfiorata la rissa, e per placare gli animi sono arrivate 4 gazzelle dei carabinieri e tra quelli in coda le critiche alla chiusura nei giorni prefestivi sono state feroci e si potrebbero riassumere in un unico commento: "Bisognava dare continuità all'attività, soprattutto in questa fase di grande emergenza, e capire che i centri funzionanti sono insufficienti per l'enorme richiesta della popolazione”.

In effetti…

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