Cambia la spesa, a farne le spese i commercianti “storici”

Ivano Montano

Detto ieri dell’infernale mix di cause e concause che stanno portando il commercio e l’artigianato cittadino al collasso, torniamo su quella che sembra avere per davvero le sembianze della classica tempesta perfetta: dapprima, la situazione di stallo dovuta alla pandemia, poi il conflitto russo-ucraino che ha scatenato l’impennata dei prezzi di carburanti ed energia, con l’effetto-domino delle bollette e gli aumenti che non hanno risparmiato nemmeno i generi di prima necessità come il pane. Si abbassano le saracinesche di alcuni negozi storici di Salerno, si abbassano per sempre, mentre il grosso dei consumatori viene inghiottito dai centri commerciali o intrappolato nella rete dell’e-commerce che, come sottolineato dalla Confecercenti, ha probabilmente dato il colpo di grazia ai già boccheggianti tradizionali negozi di vicinato. Un mostro a due teste, per i piccoli commercianti – alcuni dei quali hanno preferito sventolare bandiera bianca e abbandonare l’attività, senza peraltro poter contare sul ricambio generazionale, visto che nella maggior parte dei casi figli e nipoti scelgono di fare altro. Cambiano i tempi, cambia anche il modo di fare la spesa e, a farne le spese, sono salumieri, panettieri, calzolai, persone che chiamavamo per nome, perché, in fondo, un po’ facevano parte delle nostre famiglie.

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