Cisl: Pil fermo al 2000

Redazione

Allarme della Cisl sul Mezzogiorno: il centro-Sud vive una situazione di emergenza sociale e il Pil é tornato ai livelli del 2000. Il prodotto interno lordo del meridione negli ultimi anni è cresciuto di 5 punti percentuali, a fronte di una media del 7,5% a livello nazionale. Visto che la capacità di produrre ricchezza nell’ultimo anno è crollata del 4,9%, è come se il Sud avesse bruciato sette anni di crescita, tornando ai livelli del 2000. Secondo il sindacato cislino «serve una terapia d’urto per impegnare le risorse disponibili su investimenti, occupazione ed infrastrutture». Allarmante il tasso di occupazione, che precipita al 45%. Colpisce particolarmente la caduta nel comparto industriale, che nel Sud diminuisce di quasi l’8%. Le aziende e gli enti locali del mezzogiorno spendono poco e male; è per questo che la Cisl sollecita un Patto tra Governo, Regioni e Parti Sociali, per una terapia d’urto che utilizzi i 60 miliardi di fondi europei disponibili nel quadriennio 2010-2013, ottimizzando la spesa aggiuntiva delle risorse per le aree sottosviluppate. La Cisl auspica un dialogo serrato tra le istituzioni «a partire dalla gestione delle crisi occupazionali, negoziando i nuovi piani industriali e le alternative produttive e ridefinendo gli ammortizzatori sociali insieme ai percorsi di riqualificazione professionale e di reimpiego». Gli altri punti della piattaforma della Cisl sul Mezzogiorno riguardano la stipula di contratti aziendali con una flessibilità salariale in ingresso per i neo assunti; contratti di emersione e gestione dei voucher per il lavoro accessorio, per contrastare il dilagare del lavoro sommerso; la contrattazione decentrata per migliorare la qualità e la produttività nell’area della pubblica Amministrazione e dei servizi pubblici con il pieno coinvolgimento degli operatori.

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