Tanti simboli fisici e teologici in omaggio al suo magistero petrino nel corso della cerimonia presieduta dall'Arcivescovo

Duomo gremito per la veglia di preghiera per Papa Francesco

"Papa Bergoglio ha cercato Cristo nella carne, nel povero. - dice Bellandi - Questo c'impegna a riprendere il cammino da dove lui si è fermato"
Francesca Salemme

La foto di Papa Bergoglio, sorridente all’inizio del pontificato; la croce, un carabiniere in alta uniforme, un lume… così si presentava, ieri sera, l’altare del Duomo di Salerno per la veglia di preghiera che l’arcivescovo Andrea Bellandi ha presieduto in memoria di Papa Francesco e a cui in tanti, hanno voluto partecipare. Fedeli, certo; autorità civili e militari, pure; rappresentanti della curia salernitana. Si è letto il Vangelo secondo Giovanni, e il passo che anticipa la resurrezione di Lazzaro, secondo lo schema di preghiera, predisposto dalla CEi (Conferenza episcopale italiana). Poi la lettura che il Papa ne fece in piena pandemia, il 29 marzo 2020, quando il mondo sapeva di morte e anelava una speranza. Quindi un passaggio dell’omelia di domenica, il giorno di Pasqua, (letta in piazza San Pietro dal cardinale Comastri, ndr), su Gesù Risorto: “Dobbiamo metterci in movimento, uscire per cercarlo: cercarlo nella vita, cercarlo nel volto dei fratelli, cercarlo nel quotidiano, cercarlo ovunque tranne che in quel sepolcro”.  “Papa Francesco ha cercato Cristo nella carne, nel povero. – ha concluso Bellandi – Questo c’impegna a riprendere il cammino,da dove si è interrotto, grati di questo gigante della fede che ci è stato donato, ma con una maggiore responsabilità per questo dono”.

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