Da venerdì chi non è in possesso del green pass rischia la sospensione senza stipendio

Green pass lavoro, è conto alla rovescia

Ai datori di lavoro spettano i controlli
Francesca De Simone

Tutti i lavoratori, pubblici, privati, autonomi e somministrati, a partire da venerdì, dovranno essere dotati di green pass. Persino eventuali volontari che entrassero in azienda devono esserne provvisti insieme con collaboratori e fornitori. L'obbligo resterà fino al 31 dicembre, termine dello stato di emergenza. Le norme che entrano in vigore il 15 ottobre potrebbero cambiare in alcune parti, perché il decreto potrebbe subire modifiche in Parlamento durante la fase di conversione in legge.

In ogni caso, da venerdì chi non è dotato di green pass non potrà lavorare. L'assenza sarà considerata ingiustificata e, quindi, sarà sospeso il pagamento dello stipendio. Non è prevista però una sanzione disciplinare. L

'obbligo di green pass non si applica a chi potrà esibire un certificato medico in cui si spiega che il lavoratore non può essere vaccinato. Le certificazioni possono essere rilasciate dai medici dei servizi vaccinali e dai medici di base. Il dipendente che entra in azienda senza pass rischia una sanzione amministrativa che va da 600 a 1.500 euro. Nei casi più gravi molti esperti di diritto del lavoro non escludono che si possa arrivare anche al licenziamento.

Il controllo del green pass spetta al datore di lavoro: chi omette i controlli rischia una sanzione amministrativa dai 400 ai 1.000 euro. L'imprenditore deve incaricare un responsabile dei controlli. La verifica del green pass può essere effettuata mediante la scansione del QR code, utilizzando esclusivamente la App "VerificaC19". Le attività di verifica non possono comportare, in alcun caso, la raccolta dei dati dell'intestatario. Pertanto il datore di lavoro non può conoscere i presupposti — vaccino, guarigione dal Covid-19 o tampone — che stanno dietro il rilascio della certificazione, né alla relativa scadenza e non è consentito richiedere copia delle certificazioni da controllare.

Il decreto permette il controllo a campione ma giuslavoristi e la stessa Confindustria lo sconsigliano. Se si verificassero, infatti, focolai dovuti all'ingresso di dipendenti non controllati, l'imprenditore potrebbe trovarsi a dover giustificare la sua scelta.

Il lavoratore a casa senza stipendio può essere sostituito solo nelle aziende sotto i 15 dipendenti per un periodo di 10 giorni, prolungabile di altri 10. Quindi 20 giorni da utilizzare dal 15 ottobre al 31 dicembre. Resta il nodo legato al tipo di contratto da utilizzare per la sostituzione. Quello a termine infatti prevede per l'azienda un aggravio sui contributi da versare, questo per incentivare i contratti a tempo indeterminato. In questo caso, però, la sostituzione con il contratto a termine è una scelta obbligata. Infine, andrebbero rivisti i protocolli di sicurezza ancora fermi allo scorso mese di aprile.

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