I 150 anni della Villa comunale (1874-2024)

Francesca Salemme

Il nucleo storico della Villa comunale di Salerno era costituito da un viale alberato che partiva dalla famosa fontana di Esculapio, detta anche di “don Tullio”, dal nome del benestante salernitano che la donò alla città, realizzata nel 1790. Il disegno che ancora vediamo, invece, risale al 1874, su progetto dell’architetto Casalbore che prevedeva aiuole e percorsi curvilinei, piantagioni, statue e fontane su di un riempimento di forma triangolare tagliato da due viali. Le dimensioni e gli spazi esprimevano una rinnovata e più ampia concezione urbana, ponendo le basi per la creazione di un collegamento tra il centro storico e il fronte del mare, biglietto da visita per una città che vive fortemente il rapporto con l’acqua.
Dalla sua inaugurazione diventò il fulcro della vita mondana nella Salerno Ottocentesca, anche per la stretta relazione con il Teatro municipale, risalente al 1872.
Dopo le distruzioni dell’ultimo dopoguerra furono impiantati nei giardini molti lecci disposti in filari, palme delle Canarie (oggi purtroppo scomparse), pini d’Aleppo e domestici (Pinus pinea), cedri himalayani (Cedrus deodara), un alto gruppo di Washingtonia filifera sposato a Bougainvillea glabra, oltre ad esempi isolati di curiosità botaniche.
A partire dagli anni 60 l’asfaltatura dei vialetti, i materiali moderni in sostituzione di quelli originari, una manutenzione poco attenta e un diffuso vandalismo avevano deteriorato la villa, al punto che, tranne gli esemplari arborei, ben poco era rimasto dell’arredo originario.
Negli anni Novanta la Villa Comunale è stata interessata da un prestigioso intervento di restauro botanico ed architettonico che ha visto l’ampliamento dell’area verde, radicalmente riqualificata e destinata ad orto botanico con l’innesto di nuove piante rare, legate alla cultura mediterranea e il restauro della fontana centrale e degli altri monumenti.

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