Nei primi due anni di vita oltre il 90% dei bambini lo contrae

I pediatri in allarme per il virus respiratorio sinciziale

Uno su cinque necessiterà di un controllo ambulatoriale, e uno su 50 dovrà essere ospedalizzato
Francesca Salemme

I pediatri lanciano l’allarme per il virus respiratorio sinciziale. Il dottor Aurelio Occhinegro, segretario della Fimp Salerno, fornisce alcune cifre che danno un’idea della pericolosità del virus, responsabile da solo di buona parte delle infezioni respiratorie più serie, tra cui le bronchioliti che spesso richiedono un ricovero ospedaliero. Il 50% delle forme respiratorie da ospedalizzare è relativo al solo VRS (seguono influenza, parainfluenza ed anche i Rhinovirus). Inoltre, nei primi due anni di vita oltre il 90% dei bambini avrà contratto il VRS, e di questi uno su cinque necessiterà di un controllo ambulatoriale e uno su 50 dovrà essere ospedalizzato.

“Il ricovero ospedaliero- spiega Occhinegro- è necessario perché si tratta per i due terzi di neonati/lattanti, difficili da monitorare e trattare a casa; e poi perché l’unica terapia dimostratasi efficace in caso di bronchiolite severa è la somministrazione di ossigeno”.

Con questi numeri, e considerando gli elevati costi sanitari e sociali delle ospedalizzazioni, la principale strada per contrastarlo parrebbe essere una vaccinazione di massa. Tuttavia, vista la precocità della incidenza della patologia, una vaccinazione non proteggerebbe sufficientemente il neonato.

Pertanto si è scelto di immunizzare passivamente i neonati appartenenti ad alcune categorie a rischio (in primis i grandi prematuri), con l’ uso di un anticorpo monoclonale (il palivizumab) che fornisce una protezione temporanea, così come gli anticorpi trasmessi da una madre eventualmente vaccinata (è da poco disponibile un vaccino materno, che copre la fase più pericolosa, i primi sei mesi di vita del neonato; dunque potrebbe essere utile per le donne che partoriscono in coincidenza con la stagione del VRS, cioè ottobre-marzo”).

Ora si prospetta l’introduzione di un nuovo anticorpo monoclonale (nirsevimab), che potrebbe garantire, somministrato intanto nelle prime fasi di vita , una copertura del periodo invernale.

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