Lo stadio Arechi come il Tempio maledetto, Fabio Brini nei panni di Indiana Jones, ormai rotto a tutto, avvezzo alle missioni impossibili e – diciamoci la verità – anche un po’ sfigato. C’è una maledizione sulla testa del tecnico di Porto S.Elpidio che, come l’indomito eroe, non si arrende all’evidenza dei fatti: nemmeno stavolta riuscirà nell’impresa di iniziare il campionato con la sua Salernitana. La prima avventura è stata portata felicemente a termine con il gruppo ereditato da Agostinelli. La seconda, ancora più difficile, è stata resa possibile con uomini e impianto di “non gioco” ereditato da Castori. Questa sembrava la volta buona: fornite le indicazioni del caso al diesse Acri, Brini aveva già disegnato quella che sarebbe stata la sua squadra fin dall’inizio. Una formazione che era uno schiaffo al calcio di oggi, che generalmente mette in panca il fantasista: lui ne aveva previsti addirittura due – Cozza e Merino – da scatenare alle spalle della punta. Ma la maledizione è tornata con la falce a due lame, tagliando fuori dai giochi prima l’ex reggino e poi il peruviano. E Brini oggi si ritrova con il problema di sempre: quello di iniziare la sua terza avventura in granata con una squadra “non sua”, almeno per quanto riguarda il modulo di gioco. Ma le peripezie fortificano gli eroi: siamo sicuri che anche stavolta, alla fine, la spunterà lui…
La maledizione di Brini
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