“Ma il dubbio che si parli male degli ospedali campani, gettando discredito sul personale per colpire un altro bersaglio, non viene mai?"

Lo sfogo anonimo e social dei medici ospedalieri

Contestati, sfiduciati, criticati: in un messaggio whatsapp la fotografia della situazione attuale
Francesca Salemme

Tre anni fa di questi tempi guardavamo con preoccupazione le immagini che arrivavano dai reparti ospedalieri e ammiravamo il coraggio, l’umanità e la professionalità dei medici e del personale sanitario tutto.

Dicevamo che al termine di quella che sembrava essere una moderna riedizione delle piaghe d’Egitto saremmo stati migliori e riconoscenti.

Non è andata così, come ci ricorda un messaggio social – anonimo – che sta circolando in queste ore: “Non è semplice essere Medico Ospedaliero. – esordisce il testo – Non lo è mai stato, ma oggi la difficoltà è cresciuta esponenzialmente. Una volta si usava dire “in scienza e coscienza” oggi, forse, i comportamenti dovrebbero essere guidati da Dr. Google e fake varie. “Si vedono, nei pronto soccorso e nei reparti, frotte di familiari che arrivano armati di telefonino, pronti a contestare le scelte mediche, più interessati, a far sfoggio di cultura (istantanea) che delle condizioni del proprio familiare”.

Per molti di loro (grazie anche alla narrazione che se ne fa) i medici sono “ignoranti rimasti al Sud, incapaci e, giocoforza, vincitori di concorsi riservati a raccomandati cerebrolesi e Primari “elettorali”. Per questo gli ospedali Campani non sono in grado di esprimere nient’altro che disastri Diagnostico-Terapeutici”.

“Non sfiora neanche lontanamente – prosegue l’autore – l’idea che la responsabilità – di eventuali errori, disservizi ed incidenti – sia, almeno in parte, del blocco dei fondi destinati a ringiovanire il parco tecnologico o eseguire assunzioni di nuovo personale. Non fa notizia lo sforzo organizzativo e pratico per offrire tutta l’assistenza possibile…” Quindi l’affondo: “Non viene mai il dubbio che si parli male degli ospedali campani, gettando discredito sul personale per colpire in realtà un altro bersaglio?”. E poi l’amara conclusione: “A cosa potrà servire questo sfogo? Ovviamente a nulla giacché, come dicevano i Romani (quelli del noto Impero), “Asini caput ne laves nitro”…”

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