Prevenzione, parola d’ordine per una città davvero sicura

Ivano Montano

Forze armate in giro per i quartieri a fare il proprio dovere, ragazzi armati di coltelli, tirapugni, addirittura pistole, qualcosa a metà tra il sudamerica e certe zone dell’hinterland partenopeo dove le zone – ribattezzate piazze di spaccio – e il rispetto si conquistano con la forza, famiglie evidentemente poco armate di pazienza nell’educare i propri figli secondo quelle che dovrebbero essere le basi del vivere civile. Salerno è una città sicura. Certo, lo è. Ma solo al sopraggiungere degli agenti di Polizia, dei Carabinieri, quando riescono a mettere le mani su qualche testa calda che svetta su un esiguo ma insidioso plotone di guagliuncielli avvezzi alla violenza, che crescono col mito della malavita, dimenticando che Gomorra, Mare Fuori, Suburra sono solo serie televisive e non dei tutorial su come diventare boss. Prima che arrivino le guardie, accade di tutto. Risse a sprangate, lame che spuntano fuori a tradimento e colpi di arma da fuoco. Il refrain purtroppo non cambia, così come non cambia il nostro modo di vedere la cosa che, se non è un’emergenza è quantomeno un preoccupante segnale: c’è da fare tanto, a scuola come nelle famiglie, la prevenzione deve assolutamente giocare d’anticipo sulla repressione. Non possiamo continuare a fare spallucce, aspettando le sirene delle forze dell’ordine.

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