Qualità? Parliamo di “quantità” della vita

Ivano Montano

Eccola, inevitabile, la classifica delle città italiane per qualità della vita. Ripetitiva come un tormentone estivo, certifica con tanto di timbro una situazione ampiamente mangiata e digerita, quella dell’Italia a due velocità, al nord si vive meglio che al sud, al nord si lavora più che al sud, e lasciano a casa l’auto e vanno in bicicletta per cui l’aria è più pulita, mentre quaggiù già è tanto riuscire a fare un’isola pedonale, figuriamoci una pista ciclabile. Insomma, un disco rotto, incantato, che non va né avanti né indietro proprio perché incancrenite sono le differenze tra le due facce della stessa medaglia. Le due Italie. Aspettiamo, piuttosto, il momento della svolta: quello in cui si comincerà a parlare della quantità della vita. Quante opportunità di lavoro ci sono lassù e quante ce ne sono quaggiù? Quanti giovani del Sud lavorano e quanti sono quelli che per partito preso mettono i bastoni tra le ruote quando qualcuno si inventa qualcosa per farli lavorare? Quante seconde opportunità vengono date agli esodati, quelli che si ritrovano a 50 anni senza un lavoro e i soldi per campare? Quanti salti mortali deve fare un pensionato con una mancia da 4-500 euro al mese? Quanti soldi arrivano dal Governo Centrale alle regioni settentrionali nel riparto dei fondi per la Sanità Pubblica e quanti ne arrivano qui? Risposta: giusto la metà, per cui inutile anche chiedersi quanto tempo abbiano a disposizione i cittadini del sud per curarsi prima che si sforino i tetti di spesa. Quanto costa il pane? A quanto è arrivata la benzina? Parliamo, una volta tanto, della quantità della vita: hai visto mai che – piuttosto che il podio, con le medaglie d’oro, argento e bronzo – non venga fuori qualche risposta?

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