Si vota dalle 7 alle 23: ricordiamo, nel dettaglio, quali sono i referendum abrogativi

Referendum abrogativi sulla giustizia, si vota domani dalle 7 alle 23

Italiani chiamati alle urne domani per i cinque quesiti referendari: si va dalla legge Severino alle misure cautelari, dalla separazione delle carriere alla valutazione sui magistrati e alle elezioni per il Csm
Francesca De Simone

Sono i cinque i referendum abrogativi sulla giustizia sui quali gli elettori sono chiamati ad esprimersi domani dalle 7 alle 23: ricordiamo che votando Sì si sceglie di abrogare le leggi in vigore, mentre votando No resta tutto invariato. Affinché le norme vengano abrogate è necessario raggiungere il quorum: deve andare alle urne la metà più uno degli aventi diritto al voto. Vediamo nel dettaglio quali sono i quesiti.

Il primo è contenuto nella scheda rossa: si vota per l'abrogazione della legge Severino. Se vince il Sì la legge viene abrogata e non ci sarà più alcuna decadenza automatica: sarà il giudice a decidere se applicare l'interdizione dai pubblici uffici. Se vince il No l'automatismo resta, con l'incandidabilità, l'ineleggibilità e la decadenza automatica in caso di condanna.

Per il secondo quesito la scheda è arancione e la domanda riguarda la limitazione delle misure cautelari. Con la vittoria del Sì non sarà possibile applicare le misure cautelari in caso di rischio di ripetizione del reato per quelli considerati meno gravi, ovvero se commessi senza armi o violenza. Se vince il No resta la possibilità di prevedere la misura cautelare per il rischio di reiterazione del reato.

Con la scheda gialla si vota per il terzo quesito, riguardante la separazione delle funzioni dei magistrati. Se vince il Sì vengono abrogate le norme che permettono al magistrato di passare dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa. I magistrati dovranno quindi scegliere a inizio carriera quale ruolo ricoprire, se quello di giudice o di pm. Se vincesse il No resterebbe tutto com'è oggi.

Per il quarto quesito la scheda sarà grigia: si vota sulla partecipazione dei membri laici alle deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di Cassazione e dei Consigli giudiziari. Se vince il "sì", viene quindi abrogato il divieto di voto dei membri laici nei Consigli giudiziari: anche altre figure diverse dalle toghe – come avvocati e professori universitari che fanno parte di questi Consigli – potranno votare riguardo all'operato, alla competenza e alla professionalità dei magistrati. Se vince il "no", le cose restano come sono e le valutazioni rimangono a carico dei magistrati.

L'ultimo quesito, il quinto, avrà una scheda verde. Si chiede di abrogare l'obbligo di raccogliere da 25 a 50 firme per candidarsi come membro del Consiglio superiore della magistratura. Se vincesse il Sì i magistrati potrebbero presentare la candidatura senza dover raccogliere le firme, tornando alle regole del 1958, quando tutti i magistrati potevano proporsi per il Csm. Se dovesse vincere il no resterebbe l'obbligo delle firme per candidarsi.

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