Rifiuti d’oro tra Italia e Tunisia: arresti e sequestri

Francesca De Simone

Sono tre i funzionari della Regione Campania, uno dei quali arrestato e finito ai domiciliari, coinvolti nell’inchiesta della Dia e dei carabinieri del Noe di Potenza su un presunto traffico di rifiuti tra Italia e Tunisia. Coordinata dalla Procura di Potenza, la polizia giudiziaria ha avuto mandato dal giudice di notificare undici misure cautelari: quattro in carcere, cinque ai domiciliari e due obblighi di dimora. Complessivamente sono sedici le persone coinvolte nell’indagine. Disposti anche il sequestro di tre società e di beni per un milione di euro agli indagati. Una delle società coinvolte avrebbe consentito l’ingresso nell’affare di due degli imprenditori indagati, che avevano la necessità di smaltire grandi volumi di rifiuti. Questi imprenditori, viene sottolineato nell’ordinanza del giudice, “portavano in dote le conoscenze presso gli uffici della Regione Campania di un funzionario amministrativo…disponibile ad assecondare illecitamente le pratiche della società consentendo di ottenere le necessarie autorizzazioni anche a fronte di evidenti e macroscopiche irregolarità”. Tra le aziende coinvolte ci sono la Sra di Polla e la tunisina Soreplast. La prima gestiva la raccolta differenziata in sedici comuni cilentani. Ciò che non veniva riciclato, veniva imballato e spedito in Tunisia, dove la Soreplast avrebbe dovuto trasformarlo in prodotti finiti da rimandare in Italia. Secondo gli inquirenti, la Sra in questo modo riduceva i costi di smaltimento da 180 a 90 euro a tonnellata, mentre la Soreplast avrebbe bruciato o interrato le scorie invece di riciclarle. Il procuratore della Repubblica di Potenza Francesco Curcio ha parlato di «cannibalismo nei confronti dei Paesi terzi». I dettagli sono emersi nella conferenza stampa, in cui ha specificato anche che la Regione Campania ha collaborato alle indagini. I riflettori sulla vicenda si sono accesi nel 2020 quando dal porto di Salerno era partito il primo carico per Sousse, seguito dagli altri. In Tunisia, la Procura aveva aperto un’inchiesta che ha portato a diversi arresti, tra cui quello del ministro dell’ambiente. Nel frattempo la Regione aveva bloccato altre spedizioni. Una parte dei rifiuti nei depositi tunisini, intanto, era stata bruciata. La restante è stata rispedita al mittente, sempre nel porto di Salerno e trasferita Persano, dove si sono svolte le procedure di caratterizzazione, per le verifiche del caso.

Leggi anche

Adblock Detected

Please support us by disabling your AdBlocker extension from your browsers for our website.