E’ stata la Procura di Catania, ieri, nel tardo pomeriggio, ad ufficializzare il ritrovamento, dopo quasi 24 ore di estenuanti ricerche (per le quali oltre ai vigili del fuoco sono stati utilizzati anche droni, e personale del corpo Forestale e della Protezione civile regionale), dei resti del salernitano Roberto Mazzone e del collega Matteo Pozzoli, i piloti del Canadair precipitato nel pomeriggio di giovedì a monte Calcinera, nella zona etnea, mentre era impegnato nel terzo lancio d’acqua sul vasto incendio nel territorio di Linguaglossa. Oggi la Procura catanese ha conferito l’incarico per l’autopsia sui resti dei due piloti. Poi toccherà alla scatola nera, recuperata a circa 5 km di distanza dal velivolo, che consentirà di approfondire le cause dell’impatto e relativa dinamica, già immortalata nei terribili video girati da chi ha assistito all’impatto.
Sono due i filoni d’inchiesta aperti dalla Procura di Catania sul Canadair che, per cause ancora da accertare, ha toccato il costone roccioso con la carena e poi è esploso causando, tra l’altro, anche un incendio che ha reso ancora più difficile l’intervento dei soccorritori.
Sembrerebbe che i due piloti, entrambi molto esperti, non abbiano fatto in tempo a rendersi conto di quello che stava accadendo. Il primo troncone d’indagine riguarda le cause del disastro aereo (errore di manovra, problemi di volo o strutturali?). Il secondo segmento, invece, si concentrerà sulla causa dell’incendio per cui il Canadair 28 era stato chiamato ad intervenire: accertare se è stato appiccato e quindi sia stato doloso. I reati ipotizzati dalla Procura per il momento sono disastro aviatorio colposo e incendio. Poi occorrerà capire chi si trovasse alla guida del mezzo aereo al momento dell’impatto. Un elemento da approfondire potrebbe essere legato al fatto che il giorno prima i due avevano effettuato interventi di spegnimento incendi solo il giorno prima a Senerchia, in provincia di Avellino.