Caso Penna: chiesto il rinvio a giudizio per gli indagati, compreso l’ex pm

«Sistema Penna», chiesto il rinvio a giudizio degli indagati

Per la fine del mese l’udienza preliminare davanti al gip di Napoli
Francesca De Simone

Chiesto il rinvio a giudizio per il magistrato Roberto Penna, la sua compagna, l'avvocato Gabriella Allevi, il generale della Guardia di Finanza in pensione, Fabrizio Lisi e gli imprenditori Francesco Vorro ed Umberto Inverso, finiti tutti finiti ai domiciliari nello scorso mese di febbraio: secondo l'accusa avrebbero creato un vero e proprio «sistema» che, con «soffiate e pressioni», avrebbe favorito il consorzio ReseArch ad ottenere appalti. In un secondo momento, è finito tra gli indagati anche l'imprenditore Eugenio Rainone, quando i sostituti procuratori Fratello e Ardituro hanno condiviso le argomentazioni del gip in fase cautelare.

Anche per lui è stato chiesto il rinvio a giudizio, ma per induzione indebita. Per quanto concerne, invece, le ipotesi di corruzione, che riguardano gli altri cinque indagati, per l'accusa, Inverso si sarebbe accordato affinchè Penna fornisse informazioni riservate su eventuali accertamenti o indagini per favorire gli interessi del consorzio e delle società collegate, dopo che Vorro e Lisi avevano programmato, e poi eseguito, il trasferimento della sede della ReseArch da Napoli a Salerno.

Qui, sempre secondo l'accusa, avrebbero progettato di stabilire rapporti istituzionali favorevoli, attraverso la Gallevi che per i pm sarebbe stata destinataria dei vantaggi del patto corruttivo e che si sarebbe impegnata a presentare il consorzio presso i funzionari prefettizi per ottenere la stipula un protocollo di legalità e l'inserimento nella white list, che poi nei fatti non si è concretizzato.

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