Un macabro manifesto funebre rivolto al vescovo della diocesi di Nocera-Sarno, Giuseppe Giudice, è stato affisso in diversi comuni dell’Agro Nocerino Sarnese, in segno di protesta per la decisione di sospendere le processioni

Stop processioni nell’Agro, manifesto funebre contro il vescovo

Ferma condanna da parte del sindaco di Pagani, Lello De Prisco
Francesca De Simone

La “protesta” contro la decisione assunta dall'Assemblea del clero di sospendere le processioni nell'Agro, fino a data da destinarsi, è degenerata: nelle ultime ore è spuntato, in vari comuni dell'area, un macabro manifesto funebre rivolto al vescovo della diocesi di Nocera-Sarno, Giuseppe Giudice. La sospensione è stata decisa, sia come forma di prudenza per l'emergenza Covid ancora in corso, che per rispetto di quanto sta accadendo in Ucraina.

La scelta ha sollevato sin da subito varie polemiche. Per gli autori del necrologio affisso in tutto l'Agro, sono state “uccise e oltraggiate le feste patronali”: “Ne danno la triste notizia le bande musicali, i fuochisti, gli ambulanti, i giostrai, le ditte delle luminarie e molti commercianti che ancora piangono un periodo buio per la crisi legata al Covid e ora continuano a lavorare per una scelta disonesta e ingiusta”. Sono in corso accertamenti da parte dei carabinieri del Reparto Territoriale di Nocera Inferiore per provare a risalire ai responsabili della macabra affissione. Il sindaco di Pagani, Lello De Prisco, che si era detto contrario alla decisione di sospendere gli eventi, ha subito preso le distanze.

“Ritengo doveroso sottolineare la mia ferma condanna contro gli atti intimidatori e gli atteggiamenti aggressivi che si stanno perpetrando nei confronti del capo della Chiesa diocesana”, si legge in una nota. “I toni violenti assunti in seguito alla decisione dell'Assemblea del clero diocesano di non procedere con la ripartenza delle processioni fino a data da destinarsi – aggiunge De Prisco – non appartengono alle modalità delle disquisizioni civili, rispetto a cui si può manifestare consenso o dissenso, ma mai oltrepassare il limite della civiltà”.

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