obiettivo l'inserimento di un articolo di tutela delle giornaliste madri nel Testo Unico dei doveri

E’ online il primo test italiano sulla ‘motherhood penalty’ per giornaliste

Elaborato dalla commissione Pari Opportunità dell'Ordine dei Giornalisti della Campania
Francesca Salemme

Ha come obiettivo la promozione della cultura dell'inclusione lavorativa per le madri lavoratrici e l'inserimento di un articolo di tutela delle giornaliste madri nel Testo Unico dei doveri che regola l'attività professionale, il test sulla “motherhood penalty” voluto dalla Commissione Pari Opportunità dell'Ordine della Campania.

I giornalisti denunciano spesso il disequilibrio fra uomini e donne nei vari settori della società, ma, fino ad oggi, la categoria non aveva guardato con occhio critico al suo interno.

Questo test, il primo in Italia per il settore, mette in luce quanto difficile sia la condizione della donna sul posto di lavoro, anche quando l'azienda decide di tutelare la lavoratrice-giornalista incinta o con figli; non sempre le garanzie applicate dal datore di lavoro trovano riscontro negli atteggiamenti dei colleghi o colleghe, nelle redazione o fuori. Destinatari del test sono tutti gli iscritti all'Ordine: all'interno sono previste domande anche sulla paternità, sulla penalizzazione e sul demansionamento e garantirà l'anonimato.

"Analizzare le difficoltà lavorative legate alla maternità e/o adozione, ci auguriamo possa essere da stimolo per il cambiamento“, ha dichiarato presentandolo la presidente della commissione Pari Opportunità dell'Ordine dei giornalisti della Campania, Titti Improta. “Il questionario, infatti, accende un faro su una condizione, ancora penalizzante per le donne, in molti settori, non solo nel giornalismo. Ed il gap economico nella retribuzione tra uomini e donne non è più accettabile. Ci auguriamo con questo progetto di contribuire al cambiamento di rotta nel nostro Paese".

Il test è stato redatto con il contributo delle docenti Chiara Cannavale, Giorgia Rivieccio, Antonella Rocca, Ilaria Tutore e della dottoressa Anna Bastone del Dipartimento di Studi Aziendali e Quantitativi (DISAQ) dell'Università degli Studi di Napoli Parthenope e grazie alle direttive fornite da Antonio Sposito, sociologo, presidente nazionale vicario Associazione Sociologi Italiani (ASI).

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