Una frase ripetuta come un mantra, in allenamento, nei colloqui individuali, sui social, in conferenza stampa: «Non puoi tornare indietro e cambiare l'inizio. Ma puoi iniziare dove sei e cambiare il finale».
Davide Nicola sta cercando di stravolgere la testa dei suoi giocatori. Un martello pneumatico, durante la settimana, nel riscaldamento pre-partita, a gara in corso, al rientro dagli spogliatoi, sempre lui in prima fila, già dalla discesa dal bus sociale: guardarlo stringere i pugni e far sentire costantemente la sua vicinanza alla truppa è stato emozionante, come quel cerchio nel quale ha riunito i calciatori a metà campo dopo il pareggio col Milan, giunto con una prestazione maiuscola (e che addirittura ha lasciato un pizzico di rammarico).
La sua avventura a Salerno è iniziata all'insegna dell'entusiasmo, dell'energia, della voglia di trasmettere messaggi positivi, coi quali sta cercando di "contagiare" anche i tifosi. In tanti rimpiangono il fatto che non sia arrivato prima sulla panchina della Salernitana, ritenendo che la società abbia perso del tempo, concedendo ulteriori chance a Colantuono. Inutile pensare a cosa sarebbe potuto succedere negli scontri diretti con Spezia e Genoa se a guidare la squadra fosse stato il tecnico piemontese o se il team dell'ippocampo avesse potuto affrontare l'intero campionato con una rosa competitiva come quella attuale.
Più che pensare a quello che poteva essere e non è stato, per i motivi arcinoti, Nicola, stile Al Pacino in "Ogni maledetta domenica", vuole pensare (e invita i suoi a fare altrettanto) solo a quello che c'è da fare nelle prossime 14 partite per cercare di mantenere la categoria, ci sono 42 punti a disposizione per cambiare quello che per tanti soloni è un finale già scritto, a partire dal match di sabato pomeriggio col Bologna, quando la Salernitana proverà ad espugnare… l'Arechi.