Nella tesi al Master di Coverciano il nuovo allenatore della Salernitana si occupò di un tema a lui caro

Sottil: «Il mestiere del difensore è sempre più difficile»

«Oggi Gentile giocherebbe un quarto d'ora. Le regole cambiano. Il duello, però, diventa sempre più affascinante»
Michele Masturzo

La tesi con cui Andrea Sottil concluse il corso Master per l’abilitazione ad Allenatori professionisti di prima categoria – UEFA Pro a Coverciano nel 2012/13 non poteva che riguardare un argomento a lui caro: “Il duello. Principi di tattica individuale del difensore”. Questo il titolo scelto dal roccioso centrale piemontese, che in carriera si è sempre distinto per le sue doti fisiche e caratteriali.

«Nel gioco del calcio è sempre più difficile il mestiere del difensore in un contesto che privilegia lo spettacolo, quindi il gol, quindi gli attaccanti – scrive nella sua tesi Sottil -. Fa sorridere e con un pizzico di nostalgia il fermo immagine di Claudio Gentile che strappa la maglia a Maradona nel Mundial ’82. Fu un duello epico allora. Oggi Claudio Gentile, un esempio di un grandissimo, forse inarrivabile difensore, avrebbe giocato un quarto d’ora. La storia cambia. Le regole mutano. Il mestiere del difensore è sempre più difficile. Il duello, però diventa sempre più affascinante».

Per questo, nell’elaborato discusso a Coverciano, il nuovo allenatore della Salernitana spiega «come il difensore moderno deve assumere la postura ideale per cercare di contrastare (e marcare) nel miglior modo possibile gli attaccanti. Come deve correre, frenare e cambiare direzione nelle varie zone di campo e nelle varie situazioni di gara che affronta, pensare ed elaborare il più velocemente possibile le varie alternative a ogni situazione tattica e di gioco. Tutto questo deve essere fatto con l’assoluto controllo del corpo. Quindi il difensore moderno deve essere forte, aggressivo (un po’ di Claudio Gentile deve esserci sempre in lui) ma agile, veloce, rapido assolutamente coordinato. Capace di anticipare ed elaborare velocemente le situazioni tattiche e in grado di partecipare al gioco, spesso diventando il primo regista di una costruzione bassa con il coinvolgimento costante del portiere, fino al punto di creare superiorità numerica per un miglior palleggio da dietro».

Se si vuole provare ad immaginare come sarà la Salernitana di Sottil, che a Coverciano ha avuto insegnanti del calibro di Spalletti, Prandelli, Allegri ed Ettore Messina, non si può non partire da questo assunto: «Nel calcio, per vincere, bisogna fare gol.  Nel calcio per vincere non bisogna subire gol».  E quindi, se la fase difensiva sarà curata in maniera quasi maniacale (e non può essere altrimenti per una squadra che negli ultimi anni in A ha subito gol a grappoli), la fase offensiva sarà affidata all’estro, all’inventiva, alle capacità dei giocatori di qualità di scompaginare i piani degli avversari.

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