Cardiochirurgia immolata sull’altare della mediocrità

Antonio Esposito

Rabbia, dolore, notti insonni. Possiamo solo immaginare cosa ha provato e sta provando Severino Iesu in questo momento. Avrebbe potuto proseguire fino a 70 anni, fino ad ottobre 2025 ed invece lascia utilizzando la finestra dall’età pensionabile ma conoscendo la sua professionalità e abnegazione mai e poi mai avrebbe optato per questa strada lasciato la sua creatura in mani tutt’altro che responsabili. Cosa ha fatto la direzione strategica del Ruggi per trattenere il luminare? Cosa ha fatto per scongiurare l’esaltazione della mediocrità a tutti i livelli per consentire a qualche mediocre, con le spalle piccole, ma protette, e con discutibili qualità professionali di primeggiare? Per meglio capire cosa sta accadendo immaginate una corsa tra bici. Una gara in cui chi sta dietro invece di impegnarsi per raggiungere l’avversario e superarlo sgonfia le ruote di chi lo precede. Un sabotaggio in piena regola, una scorrettezza per fermare quella che era ed è stata, con Severino Iesu, una eccellenza riconosciuta a livello mondiale. Quasi come se ci fosse un lucido quanto folle progetto per smantellare il reparto Iesu, il fiore all’occhiello del Ruggi. La cardio chirurgia sta morendo ecco perché Iesu lascia. Probabilmente, immaginiamo che non voglia essere complice di questo sfascio, di questo ‘delitto’ sanitario su cui qualcuno, prima o poi dovrà dar conto. . Nel 2015, dati Agenas, la cardiochirurgia di Iesu effettuava 750 interventi l’anno. Oggi meno di 400. Si è passati dai 15 – 17 a settimana a 7 – 8 in sette giorni.
Un crollo assurdo perché qualità e quantità, in questo caso, viaggiano di pari passo. La doppia cardiochirurgia, invece, ha depotenziatato una struttura eccezionale che aveva lo 0,6% di mortalità sulla chirurgia coronarica, un numero straordinario che in pochi al mondo possono vantare. La cardiochirurgia del professor Iesu, inoltre, al di là degli otto interventi a settima ha una lista d’attesa di circa 160 pazienti che è destinata ulteriormente a crescere. Mentre l’altra cardio chirurgia che ha preteso la paritarieta pare abbia una lista d’attesa che a stento arriva ai 15 pazienti, forse anche meno. Che senso ha tutto questo? Perchè si è fatto tutto ciò immolando il reparto di Iesu sull’altare della mediocrità generale?
Ora resta la qualità al reparto di Iesu ma la qualità è destinata ad infrangersi, prima o poi contro il muro di mediocrità eretto da chi sta portando la sanità e la cardio chirurgia salernitana su una strada molto pericolosa e forse senza vie d’uscita

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