Estorsioni ai commercianti, Bianco voleva imporsi in città

Simona Cataldo

Coltelli a serramanico, mazze da baseball, mannaie e un revolver. Girava sempre armato, Roberto Bianco junior, già detenuto dallo scorso dicembre e raggiunto ieri da un’altra ordinanza di custodia cautelare in carcere, insieme a Pietro Milione, finito ai domiciliari, suo complice in numerosi episodi criminali. Una lunga scia di violenze commesse in soli cinque mesi. Ad aprire l’indagine condotta dai poliziotti della Squadra Mobile, coordinati dal procuratore capo Giuseppe Borrelli, fu quanto accaduto in una pizzeria al centro di Torrione, tra il 24 e il 25 agosto 2022. «Faccio una strage» fu la minaccia che Bianco rivolse, senza nessun motivo, al titolare della pizzeria mostrando la sua arma. Da allora è stato un susseguirsi di violenze poste in essere per affermare la sua supremazia. Il primo settembre il ferimento di un pizzaiolo in via Cocchia. Poi gli spari contro l’auto della cognata. Le minacce ad una donna «ti devo mitragliare in faccia», l’accoltellamento del dipendente di una pizzeria che non era riuscito ad installargli internet sull’auto. La martellata in testa ad un uomo in un bar di via Roma dopo aver minacciato un dipendente che, a suo avviso, non voleva dirgli dove fosse il proprietario. Poi gli spari in via Reppucci e ai danni del panificio Mulino Urbano. Tutto per imporre la sua supremazia con il tentativo di mettere a segno estorsioni ai danni dei gestori di locali.

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