Diffusa oggi la leettera di Natale dell'Arcivescovo ai salernitani

L’arcivescovo Bellandi: vi auguro di vedere la luce

"A noi la responsabilità di innalzare la fiaccola della speranza, in un contesto sociale che rischia di essere dominato, invece, dall’oscurità"
Francesca Salemme

Com’è ormai tradizione, ad una settimana dal Natale, l’Arcivescovo di Salerno-Campagna-Acerno, S.E. Monsignor Andrea Bellandi ha indirizzato una lettera ai fedeli salernitani in cui, partendo dall’osservazione della realtà – guerre e violenze che si ripetono con il loro carico di morte, distruzione, odio diffuso; una violenza quotidiana che si annida spesso anche all’interno di rapporti affettivi; un’inarrestabile ondata di migrazioni causate da povertà e conflitti, esito di strategie politiche miranti a salvaguardare gli interessi di pochi e non il bene di molti; emergenze climatiche quasi apocalittiche nonché la desolante fotografia del nostro Paese emersa dall’annuale rapporto CENSIS, dominato dalla paura e dall’inerzia –, auspica di tornare a vedere la luce: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore» scrive citando il Vangelo di Luca (2,10-11). “A noi cristiani – aggiunge il presule – è data la responsabilità di innalzare la fiaccola della speranza, in un contesto sociale che rischia di essere dominato, invece, dall’oscurità”. “Ognuno di noi – prosegue – può essere una tessera nella costruzione di quel grande mosaico di fraternità e pace che la famiglia umana è chiamata ad essere, secondo il disegno di Dio”.

Di seguito, il testo integrale della lettera di Natale di S.E. Monsignor Bellandi:

“Carissimi/e,

guerre e violenze che si ripetono con il loro carico di morte, distruzione, odio diffuso; una violenza quotidiana che si annida spesso anche all’interno di rapporti affettivi, avvelenati da illusorie e ingiustificate pretese di possesso; un’inarrestabile ondata di migrazioni dal continente africano e dall’Asia minore, in gran parte causate da povertà e conflitti, esito di strategie politiche miranti a salvaguardare gli interessi di pochi e non il bene di molti; emergenze climatiche dovute anche ad uno sfruttamento del Creato basato sull’interesse delle nazioni e dei grandi networks economico-finanziari.

L’annuale rapporto CENSIS, pubblicato in questi giorni, fotografa altresì un quadro desolante della situazione sociale del nostro paese, in cui il clima psicologico appare dominato dalla paura e dall’inerzia. Una “ipertrofia emotiva” – come viene sintetizzata dal Rapporto – davanti alla quale noi cristiani non possiamo tuttavia rassegnarci, in quanto siamo stati raggiunti e viviamo di quella straordinaria notizia, che risuonerà ancora una volta nella notte di Natale: “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore” (Lc 2,10-11). Questa è la luce che il profeta Isaia preannunziava e che a Betlemme è finalmente apparsa a tutto il “popolo che camminava nelle tenebre”: il Figlio di Dio è venuto tra noi, così da ridestare per sempre la speranza in coloro che lo accolgono e lo riconoscono. E questa speranza, dice San Paolo, “non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5,5): questo amore è ciò che ci permette di vivere ogni situazione, anche la più drammatica, ma anche di avere compassione di questa umanità ferita e bisognosa, verso la quale abbiamo la responsabilità di testimoniare la Buona Notizia che ci ha raggiunti: “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10,8).

Ecco, a noi cristiani, anzitutto, è data questa responsabilità di innalzare la fiaccola della speranza, in un contesto sociale che rischia di essere dominato, invece, dall’oscurità. Anche per questo il Santo Padre ci invita – come Chiesa – ad “uscire”, a incontrare la gente, a testimoniare il Vangelo, ad essere missionari in tutti gli ambienti nei quali viviamo – famiglia, parrocchia, realtà del lavoro, mondo della cultura, territorio – proprio per il fatto di essere, oggi, depositari di quell’annuncio straordinario che Dio, per amore nostro, si è coinvolto con noi e rimane presente per confortarci nel faticoso cammino della vita: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Ognuno di noi può essere una tessera nella costruzione di quel grande mosaico di fraternità e pace che la famiglia umana è chiamata ad essere, secondo il disegno di Dio. Che Maria Santissima possa esserci sempre di conforto, di aiuto e di richiamo a questa dignità di figli di Dio a cui siamo stati chiamati, come ha pregato Papa Francesco nell’atto di venerazione all’Immacolata, compiuto lo scorso 8 dicembre a Roma:

Mostraci ancora, o Madre, la via della conversione,

perché non c’è pace senza perdono

e non c’è perdono senza pentimento.

Il mondo cambia se i cuori cambiano;

e ognuno deve dire: a partire dal mio.

Ma il cuore umano solo Dio lo può cambiare

con la sua grazia: quella in cui tu, Maria,

sei immersa fin dal primo istante.

La grazia di Gesù Cristo, nostro Signore,

che tu hai generato nella carne,

che per noi è morto e risorto, e che tu sempre ci indichi.

Lui è la salvezza, per ogni uomo e per il mondo.

Vieni, Signore Gesù!

Venga il tuo regno d’amore, di giustizia e di pace!

Auguri di buon Natale a tutti!”

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