L’insulto di De Luca, l’ultima trovata nordista

Ivano Montano

Al tavolo verde di poker, nella stragrande maggioranza dei casi vince chi ha più soldi da mettere in gioco. Se il Paese fosse un gioco d’azzardo, allora è chiaro che vincerebbe il nord a mani basse, ma l’Italia non è un gioco e c’è davvero poco da giocare sul futuro, sulla pelle dei cittadini meridionali. La marcia su Roma organizzata dal Presidente della Regione Campania, a bocce ferme, provoca due stati d’animo opposti: quello di fierezza, per un popolo che finalmente alza la voce al cospetto della solita, annosa politica del chi figlio e chi figliastro, ma anche un senso di amarezza per via dei soliti corsivi – naturalmente in prima pagina, naturalmente pubblicati da quotidiani nordisti e schierati – che hanno cercato di ridurre un cartello di domande, lecite, da rivolgere al Governo su un’Autonomia Differenziata che spacca l’Italia in due e sul blocco dei fondi di Sviluppo e Coesione da destinare al Meridione in un insulto. Hanno sbattuto il mostro, cioè quello che per loro era il mostro, in prima pagina: De Luca ha insultato la Premier Meloni. La solita tattica vecchia come il cucco, quella di spostare l’attenzione popolare per coprire il problema, per sviare il dibattito. La verità è che chi ha fatto questo, ha insultato il Sud e, siccome fino a prova contraria, il mezzogiorno è parte integrante del Paese, ha insultato l’Italia.

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