Per l’Inail l’emergenza Covid ha determinato il calo di denunce

Lavoro: Inail, con Covid più denunce infortuni mortali, +20,1%

L’Istat elogia i vantaggi dello smart working
Francesca Salemme

Durante il lockdown sono calate le denunce per gli infortuni sul lavoro ma sono cresciuti i morti sul lavoro. Il dato registrato dall'Inail nei primi otto mesi dell'anno risente del blocco di molte attività: se le denunce di infortunio complessive sono state oltre 300mila (con una flessione del 22,7%) le denunce di casi mortali sono state 823 con un aumento del 20,1% legato all'epidemia da Covid 19. Pur nella provvisorietà dei numeri- spiega l'Inail- il dato «evidenzia un aumento di 138 casi mortali rispetto ai 685 registrati nello stesso periodo del 2019. L'incremento è influenzato dal numero dei decessi avvenuti e protocollati al 31 agosto a causa dell'infezione da Covid-19 in ambito lavorativo».

Il report dell'Inail fa il paio con i dati dell'Istat sul lavoro da remoto. Prima del Covid lavorava da casa appena lo 0,8% del totale degli occupati, ovvero meno di 200 mila persone in tutto il Paese. La pandemia ha cambiato le carte in tavola.

Le stime dell'Istituto indicano una platea di potenziali smart worker che può arrivare fino a 8 milioni di persone, osservando come il ricorso al lavoro agile durante l'emergenza non sia solo risultato “determinante per preservare i livelli occupazionali” ma anche per “limitare la mobilità quotidiana, soprattutto nelle aree urbane”. Un fattore che l'Istat invita a non sottovalutare: “far lavorare a distanza anche solo i lavoratori che svolgono un'attività telelavorabile e impiegano più di un'ora per recarsi al lavoro, significherebbe diminuire di circa 800mila ore il tempo speso negli spostamenti e l'inquinamento a esso associato per ogni giorno di smart working”.

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