Capaccio come Fisciano: l’inferno in famiglia

Ivano Montano

Il papà che si affaccia alla finestra con la bimba in braccio per farle vedere la neve che cade e la nonna che – attorniata dai nipoti – racconta storie del passato oggi, più che mai, sono immagini dai contorni annebbiati, sembrano scene da spot, da classica famiglia del Mulino Bianco, più che attimi di intima quotidianità. Momenti di serenità così lontani da questa realtà da sembrare finti. E noi, segnati, sconvolti, sconcertati dagli ultimi due episodi accaduti uno via l’altro, facciamo finanche fatica a raccontare e commentare questo inferno. Un giovane papà – a detta di tutti innamorato della figlia – che “sente le voci” e lancia la piccola di sotto dal terzo piano, poi nonna e nipote, rispettivamente 76 e 17 anni, che dallo scontro generazionale passano al duello rusticano, armate di coltello a serramanico. Una tragedia sfiorata e un’altra compiuta nel giro di poche ore, entrambe accadute in famiglia, in quel che dovrebbe essere, nella normalità delle cose, l’isola felice di chiunque, l’approdo sicuro, il rassicurante e accogliente “focolare” di casa. Le crisi mistiche, le crisi di nervi, fardelli troppo pesanti per qualcuno in un momento storico che ci becca tra con un piede nella pandemia e l’altro nella guerra, in un momento in cui dovremmo cercare la pace con ogni residuo di forza, chiedere scusa, perdonare, abbracciarci per non correre il rischio di perderci. In questo momento, l’odio ha il sopravvento. Si dice che l’amore vince sempre, auguriamoci che sia così, anche se sarà costretto a rimontare le posizioni perdute.

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